Publio Quintilio Varo | |
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Console dell'Impero romano | |
La sconfitta di Varo (2003), scultura di Wilfried Koch situata a Haltern am See | |
Nome originale | Publius Quintilius Varus |
Nascita | 47 o 46 a.C. Cremona |
Morte | settembre 9 d.C. Foresta di Teutoburgo |
Coniuge | Vipsania Marcella Claudia Pulcra |
Figli | Publio Quintilio Varo il Giovane |
Gens | Quintilia |
Padre | Sesto Quintilio Varo |
Questura | 22 a.C. |
Consolato | 13 a.C.[1] |
Proconsolato | Africa |
Legatus Augusti pro praetore | 7 d.C. in Germania, precedentemente in Siria |
Procuratore | patronus della città di Tinos |
Publio Quintilio Varo | |
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Nascita | Cremona, 47 o 46 a.C. |
Morte | Foresta di Teutoburgo, settembre 9 d.C. |
Cause della morte | Suicidio |
Religione | Romana |
Dati militari | |
Paese servito | Impero romano |
Forza armata | Esercito romano |
Arma | Fanteria |
Unità | Truppe stanziate in Germania |
Grado | Dux |
Comandanti | Ottaviano Augusto |
Guerre | Occupazione romana della Germania sotto Augusto |
Battaglie | Battaglia di Teutoburgo |
Altre cariche | Magistrato romano |
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Publio Quintilio Varo (in latino: Publius Quintilius Varus; Cremona, 47 o 46 a.C.[2] – Foresta di Teutoburgo, settembre 9 d.C.) è stato un politico e generale romano.
Nato da una gens patrizia decaduta, riuscì a intraprendere la carriera politica grazie alla vicinanza dell'imperatore Augusto: questi gli permise di salire i gradini del cursus honorum e lo accolse nella sua famiglia dandogli in sposa la figlia di suo genero, Marco Vipsanio Agrippa. Esercitato il consolato nel 13 a.C.,[1] Varo ricoprì ruoli di notevole prestigio, quale quello di proconsole in Africa e, più tardi, quello di legatus Augusti pro praetore in Siria.
Nel 7 d.C. fu inviato come governatore in Germania; qui, tuttavia, fu ingannato e attaccato dalle forze germaniche comandate dal principe dei Cherusci, Arminio. Questi, pur essendo a capo della cavalleria ausiliaria delle legioni, agendo da traditore dei Romani, inflisse a Varo, tra il 9 e l'11 settembre del 9 d.C., una durissima sconfitta nella foresta di Teutoburgo, dove furono completamente annientate tre legioni e numerose coorti ausiliarie dell'esercito romano. Lo stesso Varo, vistosi sconfitto, si tolse la vita. Svetonio riferisce che la sconfitta di Varo fosse un incubo ricorrente per l’imperatore Augusto, che, anche nel sonno, avrebbe ripetuto il lamento Vare, Vare, redde mihi legiones! (Varo, Varo, restituiscimi le mie legioni!)
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