Mostro di Bargagli | |
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Vittime accertate | 27 |
Periodo omicidi | 14 febbraio 1944 - 20 marzo 1985 |
Luoghi colpiti | Bargagli (GE) |
Metodi uccisione | Arma da fuoco, impiccagione, pestaggio con oggetto metallico |
Altri crimini | atti di mutilazione |
Provvedimenti | Mai catturato nel caso non sia mai stato individuato, gli omicidi si sono conclusi con la morte di Francesco Pistone. Comunque viene considerata come colpevole degli omicidi la Banda dei Vitelli. |
Periodo detenzione | Tutti gli imputati della "Banda dei Vitelli" vennero processati per gli omicidi dell'appuntato Carmine Scotti nel 1944, ma vennero subito liberati per gli effetti dell'indulto del 1953. |
Mostro di Bargagli è la denominazione di invenzione giornalistica comunemente usata per indicare un serial killer italiano non identificato attivo tra il 1944 ed il 1985 a Bargagli, un paese sulle colline genovesi della val Bisagno, in Liguria.
Dal dopoguerra fino agli anni ottanta, a Bargagli venne commessa una serie di delitti. Dietro agli omicidi potrebbe esserci stata la cosiddetta "Banda dei vitelli" che durante la guerra macellava clandestinamente animali per venderne le carni al mercato nero; il carabiniere Carmine Scotti indagò e fece condannare alcuni membri della banda e, per rappresaglia, venne torturato e ucciso. Si è anche ipotizzato che la serie di morti, soprattutto nell'immediato dopoguerra, fosse da ricondurre alla sparizione di un "tesoro" costituito da banconote, gioielli e oro sulle colline di Bargagli trasportato da truppe naziste e repubblichine in fuga da Genova il 25 aprile 1945 durante la liberazione.[1] Dei delitti commessi, tredici sono omicidi accertati effettuati con la tecnica del "colpo del macellaio", ovvero una mazzata in fronte usata anche per macellare i vitelli. Non sono mai stati trovati i responsabili.[2]
Si presume che la "banda dei vitelli" si sia impossessata di parte di quel tesoro e negli anni successivi abbia minacciato e/o ammazzato chiunque avesse avuto l'intenzione di rivelare l'accaduto. Modi e autori della sparizione del tesoro avvenuta tra il 25 ed il 27 aprile 1945, in cui sono coinvolti oltre che gruppi criminali pseudo partigiani e milizie nazifasciste in fuga anche truppe di liberazione alleate giunte in zona e partigiani della "Cichero" al comando di Aldo Gastaldi ad osservare gli eventi sulle montagne circostanti, non vennero mai messi in chiara luce e tuttora rimangono tra i misteri insoluti dell'immediato dopoguerra.[senza fonte]
Le indagini della magistratura degli anni settanta e ottanta non portarono a nessun risultato concreto e la storia venne archiviata, anche perché molte delle persone coinvolte nei fatti erano nel frattempo emigrate o morte.