L'esercito romano (militia o exercitus in lingua latina) fu l'insieme delle forze militari terrestri e di mare che servirono l'antica Roma nella serie di campagne militari che caratterizzarono la sua espansione, dall'epoca dei sette re alla Repubblica romana e all'epoca imperiale, fino al definitivo declino occidentale.[1] L'impero continuò a prolificare però ad oriente, la lingua ufficiale divenne il greco pur mantenendo vivo il latino e Costantinopoli diventò la capitale, che cadde quasi un millennio dopo Roma.
L'esercito era composto, a seconda dell'epoca storica, da varie componenti: le legioni di cittadini romani, i federati o le truppe ausiliarie, la flotta ravennate, di Miseno oltre a quelle fluviali e le guarnigioni di Roma (guardia pretoriana, coorti urbane e corpo dei vigili). Nel corso di una lunghissima storia, che ne ha fatto «l'istituzione militare più efficace e più longeva che si conosca nella storia umana»,[2] l'esercito romano ha conosciuto una continua evoluzione strutturale che, nel tempo, ne ha profondamente modificato l'organizzazione militare e la stessa costituzione.
All'interno dei massimi livelli di entrambe le branche, le trasformazioni strutturali occorsero sia in conseguenza di effettive riforme militari, sia per l'emergere di naturali evoluzioni strutturali. L'esercito romano subì notevoli incrementi nel corso della sua storia, almeno fino a quando Roma riuscì ad occupare l'intero bacino del Mediterraneo. Da un esercito composto da soli 3.300 armati ai tempi del primo re Romolo, raggiunse ai tempi dell'Impero romano la sua massima dimensione, superando le 500 000 unità.