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Teoria e prassi del collettivismo oligarchico

«Fin dall’inizio del tempo (...) ci sono state, nel mondo, tre specie di persone, le Alte, le Medie e le Basse. (...) Gli scopi di questi tre gruppi sono del tutto inconciliabili fra loro.»

Teoria e prassi del collettivismo oligarchico (in inglese "The Theory and Practice of Oligarchical Collectivism") è un saggio di invenzione che compare nel romanzo di George Orwell 1984. L'autore sul frontespizio dell'opera è Emmanuel Goldstein, ma nella terza parte del romanzo di Orwell viene rivelato che nella realtà il saggio è frutto del lavoro collettivo dei membri del Partito Interno[1]. Il volume - che è scritto in "archelingua" (cioè in inglese) - dovrebbe rappresentare la base ideologica del fantomatico[2] movimento di dissidenza al regime del Socing detto "Confraternita". Ad esso ci si riferisce anche solamente con il termine "il libro"[3].

Nel romanzo, Winston Smith riceve di nascosto durante la Settimana dell'Odio una copia del volume[4] rilegata alla meglio in nero, senza scritte in copertina e visibilmente usurata[5]. Inizia a leggerlo durante gli incontri clandestini con Julia, ma la lettura viene improvvisamente interrotta quando l'uomo s'accorge che la sua compagna si è addormentata, proprio poco prima che venga rivelato dal saggio il vero scopo per cui esiste il potere del Socing in Oceania[6]. Con l'arresto dei due amanti di lì a poco, nessun altro dettaglio del volume verrà esposto nel resto del romanzo. Il vero motivo per cui il Socing esiste verrà comunque rivelato da O'Brien a Winston durante l'interrogatorio/tortura nella terza parte del romanzo. O'Brien rivelerà infatti di aver preso parte alla stesura del libro.

  1. ^ George Orwell, 1984, Oscar Mondadori, Milano, 1973, p. 290
  2. ^ Quando Winston Smith chiede a O'Brien se la "Fratellanza" esista realmente, il suo torturatore gli risponde che egli non potrà mai sapere se essa è una realtà o l'ennesima invenzione del Socing. P. 288
  3. ^ Ibidem, p. 212 e p. 245
  4. ^ Ibidem, pp. 209-210
  5. ^ Ibidem, p. 212
  6. ^ Ibidem, p. 242

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