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Planck Surveyor

Planck Surveyor
Immagine del veicolo
Dati della missione
OperatoreUnione europea (bandiera) ESA
NSSDC ID2009-026B
SCN34938
DestinazioneL2
EsitoMissione conclusa
VettoreAriane 5
Lancio14 maggio 2009
Luogo lancioCentro spaziale guyanese, Guyana francese (bandiera) Guyana francese[1]
Fine operatività23 ottobre 2013
Durata4 anni e 4 mesi
Proprietà del veicolo spaziale
Massa1950 kg (al lancio)
CostruttoreAlcatel Space e Alenia Spazio
Strumentazione
  • Low Frequency Instrument
  • High Frequency Instrument
Parametri orbitali
OrbitaOrbita halo
Sito ufficiale
Horizon 2000
Missione precedenteMissione successiva
Herschel Space Observatory Gaia

Planck Surveyor è stata la terza missione di medie dimensioni (M3) del programma dell'ESA Horizon 2000 Scientific Programme. È stato progettato per acquisire un'immagine delle anisotropie della radiazione cosmica di fondo (CMB). Questa radiazione avvolge l'intero cielo e la missione ne ha realizzato una immagine, pubblicata nel marzo 2013, con la massima precisione angolare e sensibilità mai ottenuta, fornendo un ritratto dell'Universo a 380 000 anni dal Big Bang[2][3]. Planck è una tra le fonti primarie di informazioni astronomiche per testare le teorie sulla formazione dell'Universo e sulla formazione della sua attuale struttura.

Planck nasce dalla fusione di due progetti, COBRAS (poi diventato lo strumento Low Frequency Instrument, LFI) e SAMBA (poi diventato lo strumento High Frequency Instrument, HFI). Dopo che i due progetti sono stati selezionati, per motivi di efficienza e di risparmio dei costi sono stati riuniti in un unico satellite. Al progetto unificato è stato dato il nome dello scienziato tedesco Max Planck (1858-1947), vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 1918.

Alla missione ha collaborato la NASA (principalmente per la parte criogenica) e questa missione ha completato e migliorato le misurazioni effettuate dalla sonda WMAP.

Gli strumenti sono stati raffreddati in parte a una temperatura di 20 K (circa 252 °C sotto zero). La radiazione da misurare è equivalente a quella di un corpo nero (un emettitore ideale di radiazione elettromagnetica) a una temperatura di 2,7 K (circa 270 °C sotto zero) ma si è deciso di non raffreddare il telescopio a tale temperature per problemi tecnologici. La necessità di raffreddare lo strumento nasce dal fatto che tutti i corpi, dunque anche gli strumenti che captano la radiazione elettromagnetica e i telescopi, emettono radiazione elettromagnetica, in misura e con caratteristiche dipendenti dalla loro temperatura. A temperature troppo alte la radiazione elettromagnetica emessa dallo strumento abbaglierebbe lo strumento stesso.

Il lancio è avvenuto il 14 maggio 2009 a bordo di un razzo Ariane 5 insieme all'Herschel Space Observatory.[1] Dopo alcuni mesi di viaggio, il telescopio ha raggiunto il punto lagrangiano L2 a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, in posizione opposta rispetto a quella del Sole. La Terra e la Luna hanno fatto così da schermo al satellite dall'interferenza solare. Al termine della sua missione, il satellite Planck è stato inserito in un'orbita eliocentrica e la navicella è stata bonificata rimuovendo tutta l'energia residua al suo interno al fine di evitare pericoli per missioni future. Il comando di switch-off è stato inviato al satellite il 23 ottobre 2013[4].
Il 17 luglio 2018 sono state pubblicate dall'agenzia le ultime elaborazioni dei dati raccolti.[5]

Alla fine della sua missione Planck fu messo in un'orbita eliocentrica che evitasse di mettere in pericolo eventuali missioni future. Il comando di disattivazione finale è stato inviato a Planck nell'ottobre 2013.

  1. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore lancio
  2. ^ Ecco i primi istanti dell'universo - cartoline dal satellite europeo Planck, in La Stampa.it, 21 marzo 2013. URL consultato il 23 ottobre 2013.
  3. ^ (EN) Planck reveals an almost perfect Universe, su esa.int, ESA.int, 21 marzo 2013. URL consultato il 23 ottobre 2013.
  4. ^ Marco Malaspina, L'ultimo giorno di Planck, su media.inaf.it, INAF, 23 ottobre 2013. URL consultato il 23 ottobre 2013.
  5. ^ (EN) From an almost perfect Universe to the best of both worlds, su sci.esa.int. URL consultato il 25 luglio 2018.

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