Pieve di San Giorgio di Valpolicella | |
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Vista della facciata, con l'abside occidentale, e della torre campanaria | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Località | Sant'Ambrogio di Valpolicella |
Coordinate | 45°32′07″N 10°51′00″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Giorgio |
Diocesi | Verona |
Stile architettonico | longobardo e romanico |
Inizio costruzione | VIII secolo |
Completamento | XI-XIII secolo |
La pieve di San Giorgio di Valpolicella, detta anche pieve di San Giorgio Ingannapoltron,[N 1] è un antico luogo di culto cattolico situato a San Giorgio di Valpolicella, frazione di Sant'Ambrogio di Valpolicella, in provincia e diocesi di Verona. Annesso all'edificio religioso si trova un pregevole chiostro, conservatosi su tre lati, e un piccolo museo archeologico progettato dall'architetto Libero Cecchini.
L'analisi degli elementi a disposizione ha permesso di ipotizzare due principali fasi costruttive. Una prima fase longobarda, risalente all'VIII secolo, è testimoniata dalle iscrizioni presenti sul ciborio posto sopra l'altare maggiore. In questo periodo, San Giorgio venne probabilmente elevata al ruolo di pieve, assumendo funzioni religiose e amministrative di notevole importanza. Una seconda fase, che gli studiosi datano in modo variabile tra la fine del IX secolo e il XIII secolo, vide la chiesa modificata, ampliata e arricchita con elementi decorativi tipici dell'architettura romanica. Nel 1145, una bolla pontificia di papa Eugenio III, la Piae postulatio voluntatis, menziona per la prima volta San Giorgio con il titolo di pieve, confermando il suo ruolo religioso di riferimento per il territorio circostante.
Un elemento artistico di particolare pregio all'interno della pieve è il già citato ciborio, un manufatto costituito da elementi di epoca longobarda e ricostruito durante i restauri tra il 1923 e il 1924, che presenta archi decorati con bassorilievi raffiguranti motivi geometrici e figure simboliche. Di particolare interesse sono le iscrizioni su due delle quattro colonnine, che riportano il nome del re longobardo Liutprando, del vescovo Domenico e degli scultori Orso, Iuvintino e Iuviano.
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