L'offensiva di Homs è stata un'operazione dell'esercito siriano contro la roccaforte ribelle di Homs, nell'ambito dell'assedio alla stessa città, condotta a partire dall'inizio del febbraio 2012, e terminata con il cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite.
L'offensiva iniziò con bombardamenti d'artiglieria da parte delle forze governative, in risposta ad un attacco condotto dall'Esercito siriano libero contro alcuni posti di blocco, che avevano causato la morte di dieci soldati.[2][3] Le forze governative attaccarono la città usando carri armati, elicotteri, artiglieria, razzi e mortai.[4][5][6] Il governo siriano negò che i bombardamenti commessi erano indiscriminati e diede la colpa delle morti civili, incluse quelle di alcuni giornalisti stranieri, ai "gruppi armati" presenti in città.[7]
I pesanti bombardamenti continuarono il 29 febbraio, mentre le forze armate siriane lanciarono un'operazione di terra per riprendere il controllo del quartiere di Baba Amr.[8] Il governo annunciò che l'esercito era stato inviato in quell'area e la stava "ripulendo" dai ribelli, che l'operazione sarebbe terminata nel giro di qualche ora.[9] In quella fase, secondo alcuni attivisti dell'opposizione, il distretto sarebbe stato tagliato fuori da qualsiasi tipo di comunicazione, elettricità e forniture d'acqua.[10] Scontri violenti continuarono per tutto il giorno, allorché l'esercito siriano dispiegò i carri armati e la fanteria della 4ª Divisione Corazzata. Baba Amr fu definitivamente messa in sicurezza al mattino del 1 maggio, quando le forze ribelli dichiararono di aver messo in atto una "ritirata strategica" dall'area, dopo essere rimasti a corto di armi e munizioni.[11]