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Mimesi

(LA)

«Comoedia est imitatio vitae, speculum consuetudinis, imago veritatis[1]»

(IT)

«La commedia è imitazione della vita, specchio dei costumi e immagine della realtà»

Il termine mimesi deriva dal greco μίμησις (mìmesis) e ha il significato generico di "imitazione", "riproduzione"; con la derivazione da μιμέομαι, miméomai, '(io) rappresento', e mimos, 'mimo', 'attore', acquista il senso specifico di "rappresentazione teatrale"[2].

La prima occorrenza del verbo μιμεῖσθαι in riferimento alla poesia si trova nei versi 162-164 del terzo inno omerico, l'Inno ad Apolloː le fanciulle di Delo "di tutti gli uomini le voci e gli accenti sanno imitare [mimesthai]" (v. 163)[3][4][5]

  1. ^ La citazione originale è generalmente attribuita a Cicerone nel De re publica, IV.11
  2. ^ Enciclopedia Garzanti di Filosofia, (1987) alla voce corrispondente
  3. ^ Filippo Cassola (a cura di), Inni omerici, Milano, Fondazione Lorenzo Valla - Mondadori, 1975, p. 120, ISBN 978-88-04-11946-3.
  4. ^ Roland Greene e Stephen Cushman (a cura di), The Princeton Handbook of Poetic Terms. Third Edition, Princeton, Princeton University Press, 2016, p. 208.
  5. ^ "Here, then, the doctrine of mimesis finds, if not its first expression, then surely its earliest explicit statement." Jenny Strauss Clay, The Politics of Olympus. Form and Meaning in the Major Homeric Hymn, seconda edizione, Londra, Bristol Classic Press, 2006, p. 50.

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