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Metafisica

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Metafisica (disambigua).

La metafisica è quella branca della filosofia che, andando oltre gli elementi contingenti dell'esperienza sensibile,[1] si occupa degli aspetti più autentici e fondamentali della realtà, secondo la prospettiva più ampia e universale possibile.[2] Essa mira allo studio degli enti «in quanto tali» nella loro interezza,[3] ad esempio Aristotele la definiva "scienza dell'essere in quanto essere" (Metafisica, libro Γ, cap. I, 1003 a, 21-26), a prescindere dalle sue determinazioni o attributi. Nel tentativo di superare gli elementi instabili, mutevoli, e accidentali dei fenomeni, la metafisica concentra la propria attenzione su ciò che considera eterno, stabile, necessario, assoluto, per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell'essere. In quest'ottica, i rapporti tra metafisica e ontologia sono molto stretti, tanto che sin dall'antichità si è soliti racchiudere il senso della metafisica nell'incessante ricerca di una risposta alla domanda metafisica fondamentale «perché l'essere piuttosto che il nulla?».[4]

Illustrazione dal De metaphysico macrocosmi, di Robert Fludd, che contrappone la perfezione del paesaggio metafisico celeste, agli elementi del mondo terreno.[5]

All'ambito della ricerca metafisica tradizionale appartengono problemi quali la questione dell'esistenza di Dio, dell'immortalità dell'anima, dell'essere "in sé",[6] dell'origine e il senso del cosmo, nonché la questione dell'eventuale relazione fra la trascendenza dell'Essere e l'immanenza degli enti materiali (differenza ontologica).

  1. ^ Battista Mondin, Ontologia, metafisica, ESD, 1999: «Si dà metafisica ogniqualvolta si realizza un superamento assoluto del mondo dell'esperienza: quando si compie il salto del metà» (pag. 9).
  2. ^ Achille Varzi, Metafisica (PDF).
  3. ^ B. Mondin, op. cit., pag. 8.
  4. ^ Martin Heidegger, che contestava la metafisica tradizionale in nome di una "nuova" ontologia più fondamentale, nell'incipit di Introduzione alla metafisica del 1953 rifletteva così:

    «La domanda: «Perché vi è, in generale, l'essente e non il nulla?» reclama il primo posto anzitutto perché è la più vasta, in secondo luogo perché è la più profonda, infine perché è la più originaria.....per il fatto che questa domanda è la più vasta è anche la più profonda. «Perché in generale vi è l'essente ...?» Chiedere perché è come chiedere: quale ne è la ragione, il fondamento [Grund]? Da quale fondamento l'essente proviene? Su quale fondamento si basa? A quale fondamento risale?»

  5. ^ De metaphysico macrocosmi, et creaturarum illus ortu et de physico macrocosmi in generatione et corruptione progressu: prima sezione del primo volume De macrocosmi historia del trattato Utrisque cosmi (1617)
  6. ^ Ciò che Kant chiama noumeno, in opposizione al fenomeno.

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