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Ginkgo biloba

Ginkgo
Intervallo geologico
Presto Eocene-Recente
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneGinkgophyta
ClasseGinkgoopsida
OrdineGinkgoales
FamigliaGinkgoaceae
GenereGinkgo
E. Kaempfer, 1712
SpecieG. biloba
Nomenclatura binomiale
Ginkgo biloba
L.
Sinonimi
  • Salisburia adiantifolia
    Smith, 1797
  • Pterophyllus salisburiensis
    Nelson, 1866

Ginkgo biloba (L., 1771) è una pianta gimnosperma, unica specie ancora sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae, dell'intero ordine Ginkgoales (Engler 1898) e della divisione delle Ginkgophyta. È un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa nel Permiano[2] e per questo è considerato un fossile vivente. È una specie relitta, deve la sua resilienza all'elevata resistenza alla siccità e al freddo (−34 °C) e all’inquinamento atmosferico.[3] Il Ginkgo biloba è il simbolo della città di Tokyo.

Appartiene alle Gimnosperme: i semi non sono protetti dall'ovario. Le strutture a forma di albicocca che sono prodotte dagli esemplari femminili non sono frutti, ma piuttosto ovuli ricoperti da un involucro carnoso (non contengono infatti semi, non esistendo ancora alcun embrione. La fecondazione, se avverrà, giacché il falso frutto viene prodotto comunque, indipendentemente dal contatto con polline, avverrà difatti solo in terra, dopo il distacco dall'albero).[4]

La pianta, originaria della Cina, viene chiamata volgarmente ginko o ginco o albero di capelvenere. Il nome Ginkgo deriva probabilmente da un'erronea trascrizione del botanico tedesco Engelbert Kaempfer del nome giapponese ginkyō (ぎんきょう?) derivante a sua volta da quello cinese 銀杏 "yin xing " (, yín «argento» e , xìng «albicocca»; 銀杏T, yínxìngP, «albicocca d'argento»). Questo nome è stato attribuito alla specie dal famoso botanico Carlo Linneo nel 1771 all'atto della sua prima pubblicazione botanica ove mantenne quell'erronea trascrizione del nome originale. Il nome della specie (biloba) deriva invece dal latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio.

  1. ^ (EN) Ginkgo biloba, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ "Farmacia al naturale", di Roberta Pasero, pubbl. su "Sapere & Salute", anno 4, maggio 1999, num. 20, pag. 26-29
  3. ^ Ginkgo Biloba - WikiHerbalist, su wikiherbalist.com, WikiHerbalist, 14 aprile 2023. URL consultato il 14 aprile 2023.
  4. ^ Aline Raynal-Roques "La botanique redécouverte"1994

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